di Pierluigi Cavalieri
Foliage, libro di Duccio Demetrio uscito lo scorso anno da Raffaello Cortina, reca come sottotitolo Vagabondare in autunno, trasparente invito rivolto ai lettori a mettersi in cammino nella stagione autunnale godendo lo spettacolo della lenta metamorfosi dei colori e delle forme che gli alberi e tutta la vegetazione offrono all’incantato viandante. Il titolo tuttavia necessita una spiegazione: foliage è parola inglese che definisce la caduta autunnale delle foglie. Tradotta in italiano essa corrisponde a de-foliazione, termine che Demetrio definisce “funereo evocatore di strumenti chimici di sterminio, di deforestazioni dissennate, di interventi inquinanti nei campi”, ed è perciò da evitare a favore di foliage, parola che, letta alla francese (come avviene ormai nella nostra lingua), all’autore suona “quasi evocatrice di una foglia che, al vento ondeggiando, si allontana con un sospiro”.
Questa precisazione lessicale dischiude al lettore solo in parte il contenuto del libro di Demetrio, assai più ricco, ma anche sfuggente alle definizioni e ai resoconti di quanto titolo e sottotitolo lascino intendere. Duccio Demetrio ha alle spalle un’intensa carriera accademica come docente di Filosofia dell’educazione e di Teorie e pratiche della narrazione all’Università di Milano Bicocca, nel corso della quale ha pubblicato una lunga serie di volumi nei quali spesso si incontrano la pedagogia sociale, la filosofia (l’epistemologia in particolare) e altre scienze umane. Ha elaborato inoltre un’originale teoria del racconto autobiografico come pratica filosofica ma anche educativa e terapeutica. Il titolo di un libro del 1996 ben coglie il senso della sua ricerca ormai trentennale: Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé. Con Saverio Tutino ha fondato nel 1998 il Centro Nazionale ricerche e studi autobiografici di Anghiari, luogo di raccolta di tanti diari che sarebbero andati altrimenti dispersi. Di questa istituzione Demetrio è oggi direttore scientifico.
Dalle brevi note biografiche che abbiamo fornito si comprende come anche in questo libro si affaccino gli interessi e i metodi di indagine dell’autore, nella forma di una ricerca sul rapporto stabilitosi in Occidente tra l’uomo e quella particolare stagione di incanti che è l’autunno. Demetrio attinge a fonti letterarie e filosofiche per mostrare quali archetipi individuali e forme mitiche collettive siano state legate nel corso di millenni alla stagione autunnale. Scorrendo le pagine di Foliage ci si accorge di quanto questi miti siano ancora presenti nella cultura occidentale, dalle espressioni letterarie più raffinate a quelle più popolari, e soprattutto in quale misura essi agiscano nel profondo della psiche di ognuno.
Gli archetipi trovano nella poesia il loro linguaggio proprio e ciò spiega le numerose citazioni poetiche presenti nel volume, tra cui alcune da liriche di Umberto Piersanti che sono anche omaggi alla sua poesia. In particolare da Quest’ultima estate che perdura (compresa nella raccolta I luoghi persi) provengono i versi “Cessa a settembre il tempo che non turba”, trasparente riferimento al carattere perturbante dell’autunno, mentre in Tra piante e nebbia (da L’albero delle nebbie) Piersanti citato da Demetrio offre questi versi problematici, ma non rassegnati:
Sempre con voi boschi
e le memorie, contro la fuga
orrida dei giorni?
Sempre alle foglie attaccato
A questi rami di scotano
arancioni per l’autunno?
[…]
Ora è nera la nebbia
nera ogni foglia
solo una bacca rossa
non la conosco
magari nasce solo
in questa selva
d’una luce s’accende fioca e tenace.
Da I luoghi persi provengono altre tre citazioni di Piersanti presenti nel volume di Demetrio: alcuni versi da L’attesa in cui il poeta dichiara: […] l’autunno d’allora che non muta / non mi turba più il cuore col suo passo”, e altri, magnifici, ispirati da fiori e bacche che spuntano solo in autunno, da Lo spino bianco:
Le lunghe bacche rosse splendono
intatte quando l’ottobre entra,
i cieli sono i più azzurri
dell’anno, ma freddi e brevi,
porta pace lo spino
gli agnelli bianchi brucano foglie
e frutti, dormono al ceppo
ma quando viene la bruma
nera e spessa
e scolora le bacche, cascano secche
spegne malva e falasco
fa l’acqua nera
escono allora le anime dai rami
girano come fuochi quasi spenti.
Ci si può chiedere perché Demetrio dedichi la sua riflessione, tra le quattro stagioni, proprio a quella autunnale. La risposta è che per l’autore di Foliage, non diversamente da Piersanti, l’autunno è la cornice in cui trovare “quel tempo per sé da dedicare alla meditazione sul senso dell’esistenza e sulla propria collocazione in esso”. Tale ricerca si colloca perciò tra quelle pratiche di consapevolezza definite e proposte da Demetrio in tanti altri suoi scritti. La tesi sviluppata nel volume muove da un assunto: sin dall’antichità – l’autore cita una celebre lirica di Mimnermo – l’autunno è stato paragonato alla vita umana che si approssima alla sua fine e la caduta delle foglie è stata proposta come forma visibile della brevità e della fragilità dell’esistenza. La metafora presente nella poesia di Mimnermo è stata replicata in molti altri testi giungendo fino al XX secolo, con le celebri poesie di Ungaretti e Quasimodo. Tuttavia, secondo l’autore, vi è un altro modo possibile di considerare l’autunno, che è quello di un tempo di crescita e di acquisizione. È ciò che suggerisce il suo stesso etimo latino, auctumnus, dal verbo augeo. L’etimo rimanda all’azione che si merita una ricompensa, che è quella del raccolto dei prodotti spontanei della terra. Il segno zodiacale del primo autunno è la bilancia, strumento per pesare i prodotti dell’anno, quasi a misurare guadagni e perdite. Autunno dunque come tempo dei bilanci e della riflessione che porta al rinnovamento e alle svolte esistenziali. L’autunno come fine e insieme come inizio è ben descritto in una delle più belle citazioni del libro, da un testo della teologa Adriana Zarri:
È silenzio ritrovato, concentrazione densa, solitudine calda, meditazione, preghiera […]. Il sapore dell’autunno è quello della maturità. Non qualcosa di stanco e marcescente, ma di compiuto […]. È tempo di raccolta, ma di una seminagione lontana; ed è tempo di semina per un lontano raccolto.
Demetrio si muove nel corso del suo saggio lungo questa linea di riflessione, proponendo l’autunno come “quinta stagione”, ovvero come tempo/stato d’animo presente in tutte le altre stagioni.
Non si può tacere in questa succinta rassegna di motivi e riflessioni presenti nel volume di Demetrio, la suggestione delle immagini tratte da dipinti di ogni epoca che ne intercalano le pagine; emblematico in particolare il Sole d’autunno e alberi I di Egon Schiele che compare sulla copertina, in cui fiori dai molti colori nascono sotto le foglie gialle di un albero autunnale, a suggerire il Leitmotif del denso e scintillante saggio di Demetrio.
Duccio Demetrio, Foliage. Vagabondare in autunno, Raffaello Cortina, Milano 2018