(quel brivido oltre la porta)
quel brivido oltre la porta
in fondo a Rue Mohammed V
nel cimitero musulmano di Rabat
aspetta
l’odoroso fragore dell’oceano
la bianca discesa di tombe nude
senza fiori
tra la Medina e il blu cielo d’acqua
e lontana Salè
i morti altrove
volgono la faccia alla Mecca
segnale d’addio alla terra
presagi
in appello chiamati
prima dell’inizio del tutto
nella trappola già seminata
battono i becchi
le cicogne di Chellah
lente nel volo del lugubre richiamo
fino al tetto indisturbato della kubba
a segnare i giorni del dolore in agguato
già presenti già così miei
(l’estate è in lutto)
l’estate è in lutto
il sole è un muro bianco
sui tetti spenti
il cielo si disfa piano
l’estate asseconda intontita il vento
segue i passi sottili del rimpianto
dice che lui è un’apparizione
non è più qui ma ovunque
l’estate non scende
il passo è senza folla
si fa lento il silenzio
aspetto la pioggia
aspetto la perpetua notizia
(le parole in rovina)
le parole in rovina
d’ogni città vivente
saranno i pappagalli a continuarle
sarà un balbettio insensato
l’unico suono umano
dentro la natura d’uragani
ma dopo 35 anni o forse meno
anche l’ultima tessitura sonora
svanirà
tutto diventerà un giardino
poco curato
per una nuova
specie
(dicono che la morte pesi 21 grammi)
dicono che la morte pesi 21 grammi
che la differenza dell’anima
soffiata via
sia una piuma in un paese di neve
allora spiegami
padre mio
perché ha il peso di un incendio
questo tuo essere senza corpo
appeso al respiro
e perché la lontananza di te
è il carceriere
che ogni giorno porta in braccio
la mia solitudine
(forse i poeti hanno questo torto)
forse i poeti hanno questo torto
di non passare inosservati
di essere incollocabili nel silenzio
al posto loro i versi continuano
ad ascoltare e qualcuno parla con toccante curiosità
forse i poeti hanno il torto delle parole
accese sul loro funerale
forse il brusio dei versi
letti da un migliaio di noi
li tiene svegli nell’eternità
li fruga nei lineamenti dei pensieri
forse i poeti non si congedano mai dai loro rapitori
forse i poeti non muoiono mai abbastanza
per vivere nelle parole che ci consumano
ANNA BUONINSEGNI, di origini toscane, vive a Gubbio, in Umbria. Ha pubblicato i racconti “Pagine dal mare”, Arnaud 1989, le raccolte di versi “Itinera”, Arnaud 1992, “La stanza di Anna”, Crocetti Editore 1997 (Premio Nazionale “Alpi Apuane”, 1998), “Ad occhi aperti”, Crocetti Editore 2005 (Premio “Città di Alghero” 2005), (Premio Internazionale “Torri di Quartesolo” 2006), ”AnnAlfabeti – impronte di linguaggi”, Edizioni ‘unaluna’ 2010 (Premio “Suio Terme” 2011). Nel 2000 ha vinto il Premio Internazionale “Eugenio Montale”, sezione inediti. Sue poesie sono state pubblicate nell’Almanacco dello Specchio 2009, Mondatori. Ha curato per l’editore Crocetti la collana di cd “Voci della poesia contemporanea”, tra i quali Mario Luzi, Alda Merini, Maria Luisa Spaziani, Franco Loi.