C’è qualcosa di peggio dello strumentalizzare i fatti e misfatti di Colonia da parte dei populismi vari, è il sottovalutarli e derubricarli ad atti di comune teppismo. Non è casuale che gli aggressori fossero pressoché tutti islamici, maghrebini e del medioriente, anche se l’inerte polizia tedesca ha potuto denunciare un americano, due tedeschi e un serbo. Come hanno molto bene scritto Pier Luigi Battista e Aldo Cazzullo sul “Corriere della Sera” si è trattato di una vera e propria aggressione culturale. Non nel senso che era stata studiata, magari a tavolino, un’azione concertata per offendere le donne occidentali e i loro costumi, ma era un modo di vivere ed essere del Paese ospite che veniva rifiutato ed oltraggiato. Per questi ragazzi islamici camminare sole di notte, avere pantaloni aderenti o minigonne, abbracciarsi e baciarsi per strada, significava che le donne occidentali sono sostanzialmente delle prostitute verso le quali è possibile operare ogni abuso. Atteggiamenti bullisti e delinquenziali sono presenti è vero anche nel maschio europeo: ma qui non si trattava di un gruppo di ubriachi e di violenti, ma di migliaia di arabi e nordafricani che si credevano autorizzati alla grande “caccia”. Per loro quelle donne avrebbero dovuto rimanere a casa o uscire solo se in vesti dimesse, preferibilmente con il volto coperto e accompagnate dai maschi di famiglia. Fa specie ascoltare un uomo tutto sommato intelligente come Marco Travaglio ripetere come un mantra “… qualche delinquentucolo e qualche stupratore c’è dovunque nel mondo”.
Altri hanno tirato fuori il femminicidio, le violenze fra le mura domestiche, persino il delitto d’onore rimasto nel nostro codice fino a non troppi anni fa, ma se dobbiamo parlare della condizione della donna in generale, quella nei Paesi islamici risulta infinitamente peggiore: nei due Stati principali, uno di fede sciita e l’altro sunnita, Iran e Arabia Saudita, le donne sono soggette a rigide costrizioni. Per quel che riguarda l’Iran invito a leggere “L’attrice di Teheran” di Nahal Tajadod ed e/o: lapidazioni delle adultere, spiagge riservate alle donne con costumi da bagno che sembrano sudari, l’acido scagliato dai pasdaran contro le ribelli, le bambine andate in sposa a 9 anni e l’elenco potrebbe continuare a lungo. Se con lo Scià mancavano le libertà politiche, con il regime dei Mullah, oltre a quelle politiche sono state distrutte anche le libertà che attengono alla sfera privata. In Arabia Saudita la tradizione salafita, la più radicale dell’islamismo sunnita, non è poi così diversa nel rapporto con il femminile, da quell’Isis che lo stesso credo salafita ha generato. Si potrebbe parlare del delitto d’onore capillarmente diffuso nella striscia di Gaza con i fratelli che bruciano le loro stesse sorelle ritenute colpevoli di aver tradito l’onore della famiglia. Anche nei Paesi islamici moderati, come il Marocco e l’Egitto, la legislazione ma ancora di più i costumi e le tradizioni mantengono la donna in uno stato d’inferiorità.
È chiaro dunque che non è così facile integrare gli islamici nelle società occidentali e questa affermazione non va stupidamente etichettata come razzista o xenofoba, anche se non si nega che razzismo e xenofobia siano presenti in alcune frange della nostra società.
Il silenzio dei giornali liberal tedeschi, il tentativo costante della polizia di Colonia di tacere l’origine etnica degli aggressori, appartengono ad uno squallido politicamente corretto. Sarebbe come nascondere gli stupri commessi dai marocchini e dagli algerini in Ciociaria durante la seconda guerra mondiale con un generico e falso: “stupri commessi dalle truppe alleate”. Se la manifestazione dell’ultra destra è da condannare, anche quella delle femministe e dei progressisti risulta ambigua: la condanna della violenza sulle donne da chiunque venga fatta non si può non condividere, ma sorvola bellamente sulla specificità dei misfatti di Colonia, sulla loro natura sia “etnica” che “culturale”. Del resto molto femminismo è intriso di una cultura radicale di estrema sinistra sempre ferocemente e ciecamente antioccidentale. Ricordiamo Luisa Muraro quando affermava che il regime iraniano era il migliore dell’Asia e uno dei migliori del mondo.
Troppi commenti in televisione e sulla rete si sono limitati alla ripetizione della solita litania, quella di non cadere nella trappola della xenofobia e del razzismo. Ma è il politicamente corretto che porta acqua al mulino della xenofobia e del razzismo.
Umberto Piersanti
PROSIT !
Bravo! Penso anch’io le medesime cose.
Mi ha molto colpita l’editoriale di Molinari sulla Stampa del 10/1/16, che parla di riemergere del tribalismo dopo la disgregazione di alcuni stati mediorientali e della fragilità delle potenze regionali.
Comportamenti tribali sono infatti quelli assunti dagli immigrati che hanno assalito le donne a Colonia e altrove, come da quelli che le controllano o opprimono in famiglia.
L’opposizione tribalismo (di ritorno) e l’Europa statuale è il nostro problema in questo periodo. Naturalmente è nostro interesse rinforzare la nostra identità statuale, e la libertà femminile ne è parte essenziale.
Ma anche non solidificare le differenze etniche, religiose e culturali fa parte della nostra identità, invece lo è riportare la convivenza entro norme liberamente riconosciute e legali.
Le chiedo una precisazione: dove mai Luisa Muraro avrebbe fatto le affermazioni da lei riportate? Infatti mi sembra grossa, vix credibile.