Davide Mascioli è un giovane poeta urbinate, di cui abbiamo già scritto, con una recensione a cura di Chiara Maranzana, sulla sua prima raccolta di poesie Lubàgo (Raffaelli Editore, Rimini 2013). Lo scorso settembre, Mascioli ha vinto il Premio Torre dell’Orologio a Porto Sant’Elpidio (Presidente Francesco Scarabicchi; componenti della giuria: Manuel Cohen, Massimo Gezzi , Renata Morresi, Massimo Raffaeli, Antonio Tricomi) con la poesia Senza tornare indietro, che pubblichiamo qui di seguito insieme ad altre poesie inedite dell’autore.
Senza tornare indietro
Senza tornare indietro
rimangono deserte le panche. Chiedo
se qui vicino, fra le mura
dove senza fatica cedo alla miseria,
altri mi vedono simile all’altalena,
a un papavero che l’abitudine
ha lasciato crescere sui coppi.
Novembre
Questo è novembre, umido di segni
disciolti più in su, salendo
lungo i colli.
Ma qui, dentro i portoni
fra il buio dei muri
allentati da muffe e dal verde odore
del muschio spillato
dallo scuro,
spento l’occhio debole e tagliato
giusto per il luogo dove s’apre
un angolo nel fondo
di mio padre, la luce
simile al ricordo
che sfuma e che ristagna.
Cammino a lungo
Cammino a lungo
per cercar di vedere il tuo viso
dove sfili
sperando arrivi
fino alle radici, ai nidi,
ai grovigli di nervi – ricordi –
che spezzano l’eterno. Mai, non era
né mai è la pace
la tregua tra erbe e piogge
ma il chiodo più alto nella croce di cristo
quando tutto s’è fatto zitto
sul lago aperto nel petto
davanti ai miei occhi.
Al fiume a Parchiule
Calma, quel giorno, l’acqua dell’Auro
andava, fra sassi lisci; e la luce
sguizzava mutevoli frane, anche veloci
fra le piccole dita dei piedi. Piogge
invisibili, e piccoli tormenti, i respiri
e i moscerini fin dove l’aria veniva,
piegava, non c’era e posava: lì eri
seduta, tu alla curva della vita
a tessere l’ombra di quel giorno
che andava e veniva, e chinava
pezzi tagliati di pietra sul greto
fra un abbagliare di scatto. Lacuna
del prato ormai l’Auro, tu piangendo
dove lampeggian di scuro i fili
d’erba nell’acqua fra i piedi
a memoria ancora scompari.
Anche la notte
Anche la notte
non ha più pace, pare
incidere il tavolo alla parete.
Ciò che è andato
in frantumi soffoca, rimane
incapsulato. Dentro
oggi tutto il dolore
sento: il coltello sulla pelle
bianca che tocca; fondersi nella stanza
come da bambino senza pensare
che mi sopravviveranno ancora
le case nella notte, segretamente.
Sono bellissime.