Nel domestico giardino di Raffaella Bettiol

Nel domestico giardino, Raffaella Bettiol

Non è facile per i poeti, ma è tutto per loro trovare una misura. Quando ci riescono allora dentro lo spazio di una forma rodata, di un tocco che diventa stile, ogni cosa del mondo può essere accolta. È quel che accade a Raffaella Bettiol che conferma nella sua nuova raccolta di versi Nel domestico giardino quanto di meglio ha mostrato nella sua storia poetica.

La splendente vita vegetale evocata, attira e assilla la poetessa la quale decide di osservare le piante, i fiori donando loro moto e sentimento. Ed è in questo tempo che lei riesce a percepirne i pensieri e ad ascoltarne la sommessa voce coniugando magistralmente bravura e ricerca. Ci sono infatti testi, in questo libro, che raggiungono una notevole affinità tra poesia di tono alto, di indubbia ispirazione e un argomento che di primo acchito potrebbe sembrare circoscritto, accerchiato, mentre in realtà è la bravura di Raffaella a svilupparne invece un tratto sapiente e di vasta realtà. Riemergono, qui, ricordi e sorgono domande, pagina dopo pagina perché i fiori, le piante, i giardini sono sempre portatori di storie, spesso si insinuano infatti dimensioni private dell’autrice.

I versi sembrano pagine di un diario personale, in un qualunque suo ordinario giorno. Il loro vivere condensato dal ritmo delle stagioni, dei suoi fiori e dei suoi frutti. La sensazione è quella di entrare per alcuni momenti nella vita dell’autrice, di perdersi nel suo giardino privato con il desiderio di scoprirne i segreti, di contemplare un nuovo, magnifico spazio che sa muovere sentimenti profondamente umani. I tratti, i disegni di Massimiliana Bettiol, riescono a cogliere non solo la magnificenza della natura descritta dalla sorella, ma anche a condensarsi emotivamente attorno alla sua poesia. Un riuscito connubio.

Con una nota a margine mi permetto una osservazione: ho letto, in questo Nel giardino domestico, alcune poesie che hanno una potenza di linguaggio e di stile, di immagini originali che richiedono, pretendono quasi una rilettura, come: L’oleandro, Due palme, Rossi scotani, Lo sguardo dei girasoli. Poesie, ripeto di notevole valore che avrebbero meritato, ognuna di loro, di essere considerata perfino come titolo dell’intero volume. Senza nulla togliere all’intensità di quest’ultimo, intero lavoro di Raffaella, queste quattro poesie ne rappresentano per me il luminoso, perfetto apice.  

Tiziano Broggiato

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