Nel domestico giardino di Raffaella Bettiol

Nel domestico giardino, Raffaella Bettiol

Raffaella Bettiol, Nel domestico giardino, Introduzione di Umberto Piersanti, Disegni di Massimiliana Bettiol,  Arcipelago Itaca Edizioni, Osimo (AN) 2025

Ha una grazia d’altri tempi questo libro di poesie, percepibile già nella veste tipografica che incornicia il titolo nel tenue azzurro di un riquadro che si affaccia su uno sfondo giallino che profuma d’antico. Una grazia d’altri tempi che non è sinonimo di antiquato, piuttosto è la misura di una sensibilità delicata, che legge nelle piante la traccia di una vita che traspare e si fa emblema di una condizione esistenziale che è di tutti e di ciascuno.

Il “domestico giardino” cui allude il titolo è un giardino dell’anima che stringe la vita vegetale in un abbraccio partecipe, in un’emozione che nell’intrico dei rami, nell’esuberanza dei colori di un fiore, o nella sete accaldata di una riarsa ora estiva, sente lo specchio di una  vita umana, di una condizione vitale che accomuna gli esseri, animati e inanimati.  Ogni singola pianta, anche la più esotica, assume, in questo libro,  un volto in qualche modo familiare, esprime un sentimento, svela un arcano.

Due palme “severe ed annerite” di guardia a una vecchia biblioteca, parlano di tempi trascorsi e lontani, “rame spoglie d’alberi e arbusti / evocano anime lontane / occhi profanati da un dolore / inciso sui tronchi contorti…”. L’umile forza della vetriola che “Sospesa ad un nulla / è macchia verde / nel grigio degli intonaci/ “ si fa simbolo, come la ginestra leopardiana, dell’eroismo cui ci chiamano le avversità della vita. 

Ne nasce, come sottolinea la limpida introduzione di Umberto Piersanti, “un mondo vegetale vissuto con una cordialità e un’empatia che trova anche nella lingua, di solito più barocca, una misura e un’eleganza che non nascondono la partecipazione affettiva”.  Le piante  con cui la poetessa intesse l’ininterrotto, affettuoso dialogo di questo libro non sono, infatti,  gli alberi o i fiori che, nei giardini, crescono educati dalle mani di sapienti giardinieri. Sono anzi, spesso, umili fiori  quotidiani, quelli che s’incontrano  lungo un sentiero di campagna, sui terrazzi di casa, oppure ai bordi delle affaticate strade di città, dove  la vita  si afferma con l’eroica resistenza di un esserci che ha la forza di un grido. Imperioso come la vita che rinasce ad ogni primavera e trova il proprio simbolo nel giallo del tarassaco che squilla tra i detriti, o nell’energia della prima viola che illumina lo squallore di una “spenta periferia”.

La misura ritmica non è uniforme, qualche lirica ha la misura più distesa del poemetto, altre hanno la misura brevissima di una haiku giapponese in cui la vita vegetale trova un immediato correlativo oggettivo nel lampo esistenziale di una situazione umana. Talvolta, all’immagine di un intrico di foglie si annoda l’istantanea di un ricordo che riaffiora, oppure la voce di una stagione che, simile ad una luce che si spegne, fugge e dilegua nel silenzio dell’inverno.

Lo scorrere del tempo è un tema ricorrente di queste poesie che ne declinano il tema ora nella forma dell’attimo in cui la pianta ci appare, immersa in una sua dimensione enigmatica ed intemporale, ora in un suo brulicante desiderio di vita a cui tende con inesausta energia, ora nella malinconica immobilità di una vita negata. Ma, pur nel variare di nomi, momenti e situazioni, resta costante la misura di intimo stupore, di rinnovata meraviglia per un mondo, quello vegetale, su cui lo sguardo si posa con affettuosa familiarità, intessendo un dialogo che si fa immagine, verso, confidenza, quasi un journal intime in cui l’autrice annota, di giorno in giorno, anzi di ora in ora, slanci dell’anima e malinconie dell’ora, attimi di infinito e doloroso sentimento dell’infinita labilità del tutto. Annotati senza la pretesa di costruire un sistema o una teoria esistenziale, piuttosto con un garbo e una misura che connotano, prima ancora che lo stile, la personalità dell’autrice. Tutta intonata, come segnala Umberto Piersanti, ad  una gentilezza che “in tempi di dismisura ed eccessi, anche in poesia, ha un sapore ancora più vero”.

Maristella Mazzocca

Nel domestico giardino, Raffaella Bettiol
Nel domestico giardino, di Raffaella Bettiol, prefazione di Umberto Piersanti

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