Elogio della Poesia

giostra

di Antonio Lera

Io non scrivo per il mondo, io scrivo quello che il mondo mi suggerisce, i suoi colori, le sue contraddizioni, le sue speranze, i suoi perché che sono anche i miei.
E allora ciò significa che io scrivo soprattutto per me, perché ne ho abbastanza di autoritarismo, di violenza, di indifferenza, di nulla.
Sì, quel nulla che insudicia le nostre anime di generazione in generazione, senza mai cambiare registro, continuando imperterriti a pianificare guerre mentre parliamo di amore, senza mai farlo.
Perché l’amore, quello vero si fa allo specchio, ogni giorno che passa, per eludere il tempo e conservare la bellezza.
Noi siamo contemporaneamente il tempo e la bellezza e quando da bambini guardiamo le stelle nessuno ci spiega il presente, ma noi sappiamo che è lì con noi, perché siamo felici.
Il presente è il dono più grande, l’unico tempo che conti davvero.
Il presente è significativo, esiste, è spazio vitale e dobbiamo capirlo fino in fondo per non perdere tempo. E il tempo contiene amore ci pensate e noi distrattamente spesso buttiamo via le chiavi del tempo presente per restare nel passato, magari stretti allacciati ad un conflitto e per non pensarci l’unica soluzione è travestirci da personaggi famosi perché non ci basta essere semplicemente noi stessi, abitare i nostri sogni e insegnare la povertà ai nostri figli.

La povertà non è una cosa povera davvero, almeno non come certe vite spese dietro panieri di denari e basta, senza null’altro che ci faccia essere piuttosto che apparire, conoscere il valore della libertà, la stessa che io ho di scrivere o lasciare fogli bianchi, di parlare o tacere nella speranza che arrivi un tempo in cui i poeti tacciano, perché gli uomini hanno finalmente imparato a vivere, a vivere in pace, a entrare in risonanza e rispettarsi.
Come è difficile rispettare e rispettarsi, insolito non solo adesso nella contemporaneità, riconoscere e rispettare talenti migliori dei tuoi e fargli spazio.
Ma che dite possiamo farcela a essere abbastanza sfrontati per non arrenderci alle inquietudini, per essere liberi di sbagliare, per avere il coraggio di dire no ai mercanti, per perdersi in quelle ore in cui gli eccessi fanno capolino nelle nostre esistenze e ritrovarsi in alcuni abbandoni liberatori.
Alla fine prendiamoci un po’ in giro, smettiamo di preoccuparci, magari prendiamo su un sorriso, a partire da un abbozzo di un ghigno e proviamo a tenerlo sul viso per iniziare la scalata ai nostri cuori.
Ma ci pensate volerci bene e voler bene!
Così come fanno le Api coi fiori.
Che suggestione… la compagnia delle Api che meraviglia !
Che dite mi scuserà per questi puntini di sospensione l’amico Prof. Pazzaglia che me li sconsigliava.

Rispondo alla domanda che avreste voluto farmi.
Davvero crede che può essermi utile la Poesia?
Si, non c’è alcuna forma artistica meno sterile della poesia.
Leggete poesia ma fatelo con il sorriso della consapevolezza, la vita vera è partecipazione, è ricerca, è senso comune ma anche infine spirito di autenticità. Il grande assente nella nostra vita è il Super-Io e tra le istanze della nostra esistenza spadroneggiano l’Ego e l’Es per cui assistiamo a fatti inquietanti e privi di morale, come se la società attuale fosse fuori controllo. Tutto è lecito, tutto si può fare con uno sfratto esecutivo a valori come il rispetto, la gentilezza, il merito. E si prospetta un futuro in cui dovremo ricorrere all’intelligenza artificiale perfino per scrivere poesia, ovvero il fallimento dell’umanità, della spontaneità si profilerebbe e soprattutto la rinuncia alla scrittura, soprattutto quella in corsivo, quel momento che ha sancito nella nostra vita la capacità di sottoscrivere accordi, firmare documenti e mantenere viva la nostra espressività. Io come sempre controcorrente sono qui a impugnare una penna che è l’unica arma che io sappia e che io voglia usare per costruire relazioni che diano sapore ad una esistenza che vede profilarsi momenti in cui si sta insieme senza stare insieme, ognuno ficcato dentro i propri strumenti digitali in una realtà virtuale che ha preso il posto del reale. La poesia è inutile persino secondo alcuni affermati poeti (messi lì come bastioni a impedire la poesia vera). Ma noi faremo a meno dei riconoscimenti, delle medaglie, dei premi politici e delle piattaforme di potere e canteremo le nostre liriche negli anfiteatri deserti, nei prati verdi, urleremo il nostro dolore in faccia a questi imbecilli che s’illudono di imbavagliare le nostre anime. Non senza fatica e affanno, esprimeremo l’estrema utilità della poesia, anzi la sua indispensabilità e l’elogio della poesia raggiungerà tutti i pianeti, sarà un sole formidabile che scioglierà tutto il ghiaccio attorno ai cuori e libererà il mondo dal male. E sarà la bellezza della poesia a salvare il mondo!

Invito cordialmente alla lettura della poesia La Giostra di Umberto Piersanti.

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