Luca Raul Martini
Poesie tratte da “Tra due stazioni”, raccolta di prossima uscita presso Terra d’Ulivi Edizioni.
Per tutti c’è un secondo primo concerto
quello a cui tu sei mancato stasera.
È inevitabile. È accaduto che
questo fosse il tuo. Ogni cosa è andata
come doveva. Il pianista è entrato
e si è seduto come un bambino
davanti al nero totem di legno.
Chopin è volato tra colpi di tosse.
Altri vecchi hanno fatto la fila
ai pisciatoi tra un movimento
e l’altro. Sono gli stessi con cui
ti saresti incolonnato.
Tu sapevi che esiste
un Merry Go Round che
non si stoppa mai ed esige vittime
vestite a festa
solo in apparenza stupite e innocenti
Devo dirti qualche cosa che non sai?
Che la musica è un enigma?
Che avevo messo le tue vecchie scarpe?
Che il ragazzo alla fine è stato applaudito
da mani artritiche?
All’uscita sotto
i lampioni sfuocati ho guardato
se nella fila di taxi ce n’era stupidamente
uno di più
L’AMORE TARDO
1.
Ho percorso le tue disabbigliate
stanze e ridisegnato il verso
di un’attesa, di un compimento
(parziale, si fa per dire),
e di un’attesa ancora, che scotta
di febbre
L’hai bruciata in un cucchiaino
di gentile irragionevolezza
tale è chi piace
solitamente per mitezza
e sopporta a mo’ di oltraggio
un secondo abbraccio,
l’affanno degli altri
2.
Mi è rimasto addosso un odore
che non è tuo ma prende
e abbandona
la forma cortese del ricordo
Negli specchi, si riflette ora
per liberazione
la flemma del portiere
che ripara un citofono
con pochi gesti in caricatura
3.
E ora scompare il tuo profilo
sul filo della pioggia battente
e su lamiere e pietre rianimate
dai soffi d’acqua
come in un film americano
mi dici addio
il più usato dei saluti
È pur vero che ti ho lasciato
andare alla sfortuna
e raccattare
salamelecchi e necrologi
dai più devoluti degli allievi
ma in cambio c’era l’anestesia
di non averti avuto, mai perso
LUNA PARK SF
Sono anni che dimentico
di iscrivermi all’istituto
Sigmund Freud. Neanche
ho mai studiato l’inconscio
alloggiato nelle grotte
della vita comune
Parlavo finto tedesco
Ma di notte o
di giorno la mia ignoranza
da nere correnti è percorsa
da soffi insistenti
di inutili e fatui furori
Mi spingono dritto nella folla
degli idioti degli etero diretti
iloti prede di catatonia
ed euforia fuori luogo
Allora leggo libri inutili
su metro che corrono
ai confini del garbo di Vienna
in paludi popolate da thugs
Spesso senza consultare
l’orario semi accecato
dai lampi di scura luce
mi elevo
nella felice disperazione
di respirare al contrario
Ed è evidente che io sono
proprietà di altri e mi alzo
tra i sedili del convoglio
fantasma
creato dal buio nel buio
e mi dondolo insuperbito
di sapere quanto posso
non esistere
Luca Raul Martini vive a Milano. Ha studiato storia contemporanea all’Università Statale e ha sempre lavorato nel campo della comunicazione. Tra due stazioni è la sua prima raccolta pubblicata.
Le poesie di Luca Martini aprono nuovi squarci dai finestrini appannati di dolenti esistenze altrimenti destinate all’ammasso.
Una nuova irresistibile voce
Le poesie di Luca Martini aprono squarci nei finestrini appannati di esistenze altrimenti destinate all’ammasso
Mi piacerebbe che partecipasse al Premio di poesia “F.Bazzarelli”,di Amantea -Cosenza.
È nel segno di una lacerante sfuggenza di senso e di forma, di una precarietà inscritta in una realtà senza pacificazione e senza consistenza, quella che vediamo nei testi di Luca Raul Martini: il noi che vi abita è un noi senza qualità, che dà il senso di una dis-identità, di uno spossessamento di sé all’interno di una folla, con un punto sfuggente di riferimento (un “fuoco fatuo”, ma anche “stento cerino di un flash”), in uno spazio metropolitano malato, di luoghi “liquidi” e lividi. Come dire, tra “palazzi / sovente bui e cariati”, nella scena di un “claustrofobico presente” da cui sperare di sfuggire in virtù di un “randagismo”(indotto già dai “cani” del titolo), perseguito o e insieme temuto sull’orlo dell’”abisso”.