Pubblichiamo tre poesie inedite di Claudio Damiani.
Siccome in solo due-tre secoli
siamo aumentati tanto di numero
e abbiamo fatto gran passi nella tecnologia
(macchine computer energia atomica ecc.)
ci sembra che già fra vent’anni chissà dove saremo
e già dire 2100 ci fa molta impressione
e che impressione ci deve fare dire 2400
o 3100 o 7362?
perché fra diecimila anni ci saremo lo stesso
e fra centomila e fra un milione pure
(dice: “no fra un milione è impossibile…”
e perché è impossibile?)
e allora stiamo tranquilli, non ci agitiamo tanto,
che fretta abbiamo?
Possiamo anche prendercela più comoda
no?
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Ve lo dico io perché abbiamo tanta fretta
e perché siamo così agitati, e ansiosi:
perché pensiamo che con la tecnologia
ci possiamo salvare
possiamo vivere più a lungo, meglio,
intendo noi che siamo vivi ora
e moriremo fra poco,
non vogliamo giustamente morire di cancro
un attimo prima che si sia trovata la cura,
vorremmo vivere un po’ più a lungo,
anche solo un po’, se è possibile
e anche se al giorno non ci arriveremo
che sarà sconfitta (ma tu pensi che sarà possibile?) la morte
ci piacerebbe almeno vivere un po’ di più
di quelli che sono vissuti prima,
tirarla un pochino di più, la vita…
magari sperare che si trovi qualcosa…
perché? non potrebbe essere?
tipo “l’orologio” della vita, che ne so, girare un po’ le lancette
sai quelle cose semplicissime? vai sulle impostazioni, e le cambi,
poi salvi e chiudi.
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E poi c’è la disgrazia
quella che colpisce te e i tuoi cari
e non puoi farci niente, cade
come una bomba sulla tua testa…
E perché credi che io parli di guerra
anche se sono chiuse le porte del tempio
di Giano? E se anche
a poco servono le nostre armature
e le trincee, la vita militare,
anche se non siamo militari,
ci fa bene. Ci fa bene l’illusione
di poter combattere, e di cadere,
quando dobbiamo cadere,
da soldati, se anche non da eroi,
con la divisa, con l’armatura e le armi,
vicino ai nostri compagni, di essere pianti da loro
e il nostro corpo tolto ai cani e alla pioggia,
lavato e unto e ricomposto con cura
e seppellito con i dovuti onori.
Claudio Damiani è nato nel 1957 a San Giovanni Rotondo. Vive a Rignano Flaminio, nei pressi di Roma. Ha pubblicato le raccolte poetiche Fraturno (Abete,1987), La mia casa (Pegaso, 1994, Premio Dario Bellezza), La miniera (Fazi, 1997, Premio Metauro), Eroi (Fazi, 2000, Premio Aleramo, Premio Montale, Premio Frascati), Attorno al fuoco (Avagliano, 2006, finalista Premio Viareggio, Premio Mario Luzi, Premio Violani Landi, Premio Unione Scrittori), Sognando Li Po (Marietti, 2008, Premio Lerici Pea, Premio Volterra Ultima Frontiera, Premio Borgo di Alberona, Premio Alpi Apuane), Poesie, a cura di Marco Lodoli (Fazi, 2010, Premio Prata La Poesia in Italia, Premio Laurentum) e Il fico sulla fortezza (Fazi, settembre 2012).
Ha curato i volumi: Almanacco di Primavera. Arte e poesia (L’Attico Editore, 1992); Orazio, Arte poetica, con interventi di autori contemporanei (Fazi, 1995); Le più belle poesie di Trilussa (Mondadori, 2000). E’ stato tra i fondatori della rivista letteraria Braci (1980-84). Suoi testi sono stati tradotti in diverse lingue (tra cui principalmente inglese, spagnolo, serbo, sloveno, rumeno) e compaiono in molte antologie italiane (anche scolastiche) e straniere.