Vola alta, parola
Scoprire e riscoprire la poesia nell’Antologia di Napoli
di Davide D’Alessandro
Ritrovare “La fata”, una delle più belle poesie di Umberto Piersanti, nell’Antologia curata con maestria da Adriano Napoli, “Vola alta, parola. Poeti italiani 1967-2010”, edito da Marcos Y Marcos, mi ha dato un senso di gioia e di benessere. Proprio con Piersanti si apre la raccolta, per chiudersi con Alessandro Moscè.
Piersanti e Moscè, l’antico e il giovane, la certezza e la scommessa, ma anche Piccini e De Angelis, Conte e Magrelli, Bandini e Copioli, Mussapi e Damiani, Pontiggia e Rondoni, Coco e Neri, senza trascurare Paoli, per me una piacevole scoperta. Vola alta, la parola, vola alto il verso, perché non c’è niente di più complesso rispetto a ciò che sembra così semplice, scegliere dei tasselli in grado di restituire il mosaico, la forma intera di un progetto.
A Napoli, che si era già distinto con “Le api dell’invisibile. Poeti italiani (1968-2008)”, riesce di far convivere la pluralità di voci e sentimenti, di sguardi e allusioni, di misteri destinati a non essere mai svelati, come solo la poesia sa fare. Spiega il curatore: “Gli autori selezionati in questa compagine sono stati tutti vincitori o finalisti nelle sedici edizioni fin qui svolte del Premio Metauro (…). Ogni profilo autoriale è corredato da una cospicua sezione di testi, secondo la canonica liturgia del genere, ma con la novità – mi auguro stimolante per la curiosità del lettore – di aver dato rilievo questa volta a testi rari o per lo più inediti: appendici o varianti talora di libri già editi. O nella maggioranza dei casi anteprime di opere ancora in lavorazione. Mi sembra che questa modalità di selezione dei testi, oltre che dar conto di una vitalità felicemente operante delle esperienze autoriali qui presentate, illustri emblematicamente il destino e l’essenza della parola poetica, sempre in cammino, tendente incessantemente verso una meta, come ebbe modo di scrivere Paul Celan in una memorabile pagina del suo La verità della poesia”.
Ecco, proprio di verità della poesia vorrei che si parlasse, di scoprirla e riscoprirla, affidandosi ai versi che sanano la frattura tra ciò che siamo e ciò che pensiamo di essere, tra ciò che è inevitabilmente passato, superato e ciò che deve ancora spalancarsi davanti ai nostri occhi. Nell’antologia vi sono poesie che aiutano a rivivere, altre che ricordano tratti e anfratti di vita, altre ancore che solcano spazi infiniti. Dentro vi è comunque l’anima di chi vi si accosta, in cerca di qualcosa che non ha ancora trovato. Ha scritto Ferdinando Camon: “Tristi i libri di poesia in cui si deve cercare l’ideologia: un libro di poesia è bello se in esso si può cercare la poesia”. E nella poesia…