Viaggiano le pietre
nell’alveo del fiume fino al mare,
s’incontrano, si toccano,
non si fanno male,
son vuote di dolore dentro e fuori,
viaggiano sole,
non s’accorge l’una se l’altra è incagliata,
nel greto si lascia posare,
non sa se il viaggio è finito,
non le importa se l’altra è già al mare.
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Guaisce l’aria,
la luna mi viene in grembo,
la gente prende fiato nella vergogna,
nessuno si ferma,
nessuno si meraviglia,
si cala il verme nel nero della foglia
e smuove l’aria,
volo come la gazza
e tasto il buio,
l’aria piena di miseria,
chi accenderà le stelle?
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La bellezza è nell’aria
che s’assottiglia e si fa vicina,
la gioia d’acqua passa sulle bocche
e le chiama
la tua
si sente di morire dentro l’ombra:
«Oh gioia che corri tra i vivi
come la vite nei filari
non tormentarmi ad arte
non sono un altro,
non ho più lo specchio per guardarti.
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Qualcosa mi accarezzava,
il chiacchierare dell’acqua
dove s’oscura l’aria
nel sottopasso
e arriva con un filo lento al mare
che sembra fatto di niente
come il patire e il vento,
scorrono l’acqua e l’aria sui miei passi,
nel greto la gioia di un lento gioco.
Rossella Frollà